Sicurezza, Rendimento, Liquidabilità

“Non si può dirigere il vento, ma si possono orientare le vele.” – Seneca

In molte imprese si tende a vedere la liquidità come una sorta di “riserva dormiente”, un capitale che nel migliore dei casi non muore, ma che spesso è fermo lì, parcheggiato sul conto e che non rende quanto potrebbe. Io, al contrario, che ho vissuto in ambito bancario tanti anni nel corporate, credo che sia un’importante risorsa. Dietro a quella riserva silenziosa si cela una leva strategica che può generare valore, senza compromettere la solidità operativa dell’azienda.

Proviamo a fare un ‘gioco di parole’ e a convertire l’acronimo di Società a Responsabilità Limitata in qualcosa che abbia una logica finanziaria, secondo tre criteri – Sicurezza, Rendimento, LiquidabilitàSRL appunto, che vanno declinati e riequilibrati con intelligenza in funzione del profilo e delle esigenze dell’impresa.

Se fossi un imprenditore e dovessi scegliere quale caratteristica dovrebbe avere la gestione della liquidità della tua società, senza dover scegliere uno strumento di investimento già confezionato, in che ordine, tra Sicurezza, Rendimento e Liquidabilità, collocheresti le tue priorità?

È una scelta che non è mai neutra e che condiziona ogni decisione successiva: se si mette la sicurezza al primo posto, si vorrà garantire che il capitale non si intacchi; se si privilegia il rendimento, si è disposti a tollerare un margine di rischio; se la liquidabilità è prioritaria, si dovranno accettare rendimenti più modesti a favore di flessibilità. Di qui nasce il modello personalizzato, un modello fatto sulle reali esigenze di quella società.

La sicurezza è il fondamento, significa che il capitale investito deve essere protetto da perdite potenziali e da eventi imprevisti. Per una SRL, questo si traduce nel preferire strumenti con basso rischio, rating elevati, scadenze brevi o moderate, evitando esposizioni a mercati instabili. È una priorità se l’azienda non può tollerare “buchi” nel capitale, specialmente se opera in settori con flussi poco prevedibili. In questo senso, scelgo obbligazioni governative di qualità, bond corporate investment grade oppure ETF obbligazionari a breve termine, con un’attenzione rigorosa al rapporto rischio/costo/trasparenza.

Ma se ci limitassimo a questo, rischieremmo di lasciare parte del potenziale inutilizzato. E qui emerge la componente del rendimento. Come far sì che la liquidità generi un “reddito” accettabile, superiore al mero tasso bancario? Diversi articoli specializzati sottolineano che non è raro, con un’attenta selezione, ottenere risultati migliori rispetto ai conti deposito o ai titoli di Stato a breve termine, pur mantenendo un profilo di rischio contenuto. L’obiettivo non è spingersi su asset ad altissima volatilità, ma individuare strumenti efficienti, obbligazioni selezionate, certificati o strumenti strutturati a basso rischio che permettano un “salto” rispetto al rendimento praticamente nullo della cassa inattiva.

Infine, la liquidabilità è quel vincolo che impone che l’investimento resti smobilizzabile quando serve, con costi e tempi contenuti. Un’azienda può trovarsi all’improvviso con un’opportunità di investimento, una spesa straordinaria, un imprevisto nel ciclo operativo e in queste situazioni, se i fondi sono bloccati o penalizzati da costi di uscita, il danno può superare il guadagno atteso. Perciò, una soluzione ideale deve permettere un equilibrio, non servono strumenti “on/off” vincolanti, ma componenti del portafoglio che restino dinamiche e accessibili. Le pratiche moderne di tesoreria prevedono di distinguere tra liquidità operativa (da tenere sempre disponibile), strategica (da impiegare con orizzonte medio) ed eccedente (da investire con margine). Quando l’eccedenza viene impiegata, resta fondamentale che il meccanismo di smobilizzo sia chiaro e rapido.

Certo, queste tre componenti non sono indipendenti, ogni spostamento verso rendimenti maggiori o liquidabilità più rapida comporta un “costo” in termini di sicurezza. Il compito del consulente è calibrarle secondo la tolleranza al rischio dell’impresa, i vincoli di cassa previsti nei mesi successivi, gli obiettivi di crescita. Il punto di partenza è sempre il cash flow: modellare le entrate e le uscite previste, stabilire il minimo di cassa operativa necessaria e valutare quanto “cuscinetto” si può destinare a investimenti che rispettino i vincoli scelti nella scala SRL.

Così, una volta stabilito l’ordine di importanza si costruisce un mix che rispetti quella scala, modulando la quota dedicata a strumenti “protetti” con breve scadenza, una parte intermedia che garantisca un rendimento accettabile e una quota ridotta a scelte più “spinte” (entro limiti ben definiti), sempre mantenendo una soglia di smobilizzo immediato.

In fin dei conti, la liquidità aziendale ben gestita non è immobilismo, ma dinamismo controllato. Non si deve lasciare che il denaro riposi inattivo, ma nemmeno esporlo senza misura. Chiedersi dove si collocano le priorità tra Sicurezza, Rendimento e Liquidabilità significa definire le fondamenta di una strategia su misura, che rispetti la natura dell’impresa e faccia lavorare ogni euro al suo servizio.

 

Ogni impresa ha la sua identità, ogni liquidità il suo scopo. Il lavoro di un buon consulente è trasformare l’attesa in valore, l’incertezza in strategia, la liquidità in una scelta consapevole. Perché non si tratta solo di gestire il denaro, ma di dare un senso a come lo si fa.

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