Risparmio senza investimento

“La prudenza è una virtù, ma diventa vizio quando paralizza l’azione.”— Aristotele

In Italia abbiamo un comportamento finanziario unico, siamo bravissimi ad accantonare denaro ma molto più restii a investirlo. È un paradosso culturale, prima ancora che economico. Da un lato le famiglie italiane continuano a risparmiare, la propensione al risparmio è risalita intorno al 9% nel 2024-2025 dopo il calo degli anni post-pandemia. Vuol dire che su 100 euro guadagnati, circa 9 euro non vengono spesi. Dall’altro lato, però, questo denaro resta spesso fermo, non viene messo a lavorare e non diventa patrimonio futuro.

Eppure, parliamo di cifre enormi.

Nei conti correnti degli italiani giacciono oltre 1.600 miliardi di euro, un’enorme ricchezza che, invece di generare valore, si consuma lentamente sotto l’effetto dell’inflazione.

È la fotografia perfetta del nostro paradosso, risparmiatori attenti ma investitori timidi.

Questo atteggiamento non nasce dal caso, ma da una storia collettiva fatta di prudenza, diffidenza e memoria. Dopo decenni di crisi, scandali finanziari e delusioni bancarie, il rapporto degli italiani con il mondo degli investimenti è rimasto fragile. La paura di sbagliare ha preso il posto del desiderio di costruire. E così, spesso, prevale il “fai da te”, si investe da soli seguendo un video su YouTube, un consiglio letto online o il suggerimento dell’amico “che se ne intende”. Una scelta che sembra libera, ma in realtà nasconde mancanza di fiducia, scarsa educazione finanziariao semplice pigrizia nel mettersi in gioco. È il tentativo di controllare tutto da soli, ma senza gli strumenti giusti.

Nel confronto europeo la differenza emerge chiaramente. Alcuni Paesi vicini all’Italia hanno saputo mettere a lavorare il proprio patrimonio in modo più efficace, facendo crescere la ricchezza delle famiglie anche grazie agli investimenti. Secondo il report dell’OCSE Mapping Trends and Gaps in Household Wealth Across OECD Countries, il patrimonio netto medio delle famiglie, cioè il valore complessivo delle attività finanziarie e immobiliari al netto dei debiti, è cresciuto in modo significativo in molte economie europee.

In Spagna, la ricchezza media per famiglia è passata da circa 335.000 euro nel 2016 a oltre 380.000 euro nel 2022, sostenuta anche dalla crescita degli investimenti finanziari e previdenziali. In Francia, la ricchezza media stimata è di circa 272.000 euro, con una composizione patrimoniale più equilibrata tra immobili e strumenti finanziari. In Germania, la ricchezza mediana per adulto è di circa 63.000 euro, ma la quota investita in strumenti finanziari è molto più alta rispetto all’Italia, dove una parte consistente del risparmio resta immobilizzata in liquidità o depositi a breve termine.

In sintesi, dove il risparmio viene attivato e investito con metodo, la ricchezza cresce più rapidamente. L’investimento diventa così un moltiplicatore della prudenza, non il suo contrario. La differenza non sta nella quantità di denaro accantonato, ma nella capacità di farlo lavorare.

L’Italia continua a distinguersi per una virtù che rischia di diventare un limite, si risparmia molto ma si investe poco. E in un mondo dove il tempo e il valore del denaro non aspettano, restare fermi significa lentamente perdere terreno.

I grandi investitori insegnano un’altra lezione, nessuno costruisce ricchezza da solo e senza metodo. Le ricerche di Fidelity mostrano che chi ha mantenuto i propri investimenti durante la crisi del 2008–2009 ha ottenuto, nei dieci anni successivi, rendimenti medi quasi doppi rispetto a chi è uscito nei momenti peggiori. La differenza non stava nella bravura di prevedere, ma nella capacità di restare coerenti con una strategia.

Da Warren Buffett a Ray Dalio, da Peter Lynch a Howard Marks, tutti condividono una virtù comune, la pazienza. Hanno una visione di lungo periodo, diversificano, accettano la volatilità come parte del percorso. Non cercano di indovinare, ma di costruire.

In Italia, invece, l’idea di investire è ancora spesso associata al rischio, alla speculazione o al “gioco in Borsa”. È il riflesso di una cultura che distingue nettamente tra risparmiare e investire, senza comprendere che l’uno ha senso solo se sostenuto dall’altro. Così, il denaro resta fermo e nel frattempo perde valore.

Per cambiare questa mentalità servono due ingredienti, educazione e fiducia. Educazione per capire cosa significhi davvero investire, come funziona il rischio, perché la diversificazione protegge e perché il tempo è il vero alleato dell’investitore. Fiducia per riconoscere che esistono professionisti capaci di accompagnare questo percorso, con trasparenza e competenza.

La consulenza finanziaria è un cammino fatto insieme, dove ogni scelta nasce dal confronto e dalla fiducia. Un consulente non dice cosa fare, ma ti aiuta a capire perché farlo, trasformando il risparmio in un progetto che cresce con te. È una presenza costante che dà equilibrio alle decisioni e serenità al futuro.

Forse è tempo di riscoprire il significato autentico del risparmio, non solo trattenere ma mettere in moto. Perché il denaro fermo non protegge dal futuro, il denaro che lavora sì.

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