“Le scelte economico-finanziarie non sono del tutto razionali. Coinvolgono emotività e distorsioni cognitive. Una delle più note e rischiose è la tendenza a seguire la maggioranza”.
Nella puntata di oggi voglio parlare di George Soros, miliardario e filantropo, ma soprattutto riconosciuto come uno degli investitori più abili e al contempo più controversi della storia, padre della teoria della riflessività.
Nato il 12 agosto 1930 a Budapest in una famiglia ebrea, Soros sopravvisse all’occupazione nazista in Ungheria. Nel 1946, a causa del persistente antisemitismo, emigrò con la famiglia in Svizzera e l’anno successivo si trasferì nel Regno Unito. Qui conseguì un master in filosofia presso la London School of Economics.
Dopo il diploma, Soros fece diversi mestieri, dal cameriere al venditore di souvenir, fino a quando, nel 1954, entrò nel mondo finanziario grazie a un’opportunità presso la Singer & Friedlander Bank di Londra. La sua carriera in finanza iniziò modestamente, ma grazie al suo talento nella negoziazione avanzò rapidamente fino al dipartimento di arbitraggio.
La sua abilità attirò l’attenzione e, su raccomandazione di un collega, ottenne un posto nella società di brokeraggio F.M. Mayer negli Stati Uniti nel 1956, specializzandosi in arbitraggio e analisi del mercato azionario europeo.
Nel 1959, Soros si unì a Wertheim & Co., rimanendo focalizzato sull’Europa e sviluppando la sua “Teoria della Riflessività” per interpretare le fluttuazioni del mercato.
La teoria della riflessività propone che gli investitori non agiscono basandosi su una percezione oggettiva della realtà, ma su una percezione soggettiva e spesso distorta.
Secondo questa visione, il processo decisionale umano è raramente completamente razionale e tende ad essere influenzato fortemente dalle emozioni, specialmente in situazioni di incertezza, portando frequentemente a decisioni errate. Questo concetto trova riscontro nelle ricerche di Daniel Kahneman sulla finanza comportamentale e sui bias cognitivi.
Per Soros, esistono due tipi di realtà: una oggettiva, che è vera indipendentemente dalle percezioni, e una soggettiva, che è modellata dalle percezioni delle persone riguardo specifiche situazioni. Nei mercati finanziari, che rientrano nella categoria delle realtà soggettive, questo doppio livello di realtà crea un ciclo di feedback: le situazioni influenzano le opinioni, che a loro volta influenzano le azioni. Queste azioni modificano le situazioni, creando nuove opinioni e così via. Questo ciclo, noto come riflessività, può causare un’instabilità degli equilibri di mercato, dove i prezzi possono allontanarsi significativamente dai loro valori di equilibrio.
In termini pratici, per analizzare l’andamento dei mercati finanziari secondo la teoria della riflessività, è essenziale riconoscere che:
- gli investitori prendono decisioni basate sulla loro percezione della realtà;
- queste decisioni influenzano la realtà stessa;
- le modifiche alla realtà influenzano le decisioni future di altri investitori.
Questo meccanismo riflessivo può portare a una significativa divergenza dei prezzidalla realtà sottostante. Soros sostiene che i mercati sono costantemente in uno stato di divergenza dalla realtà, che può manifestarsi in fluttuazioni minori o in grandi distorsioni che durano nel tempo, potenzialmente generando cicli di boom e recessione, o bolle speculative.
Gli investitori, quindi, devono essere capaci di riconoscere i pattern che possono innescare tali cicli, come le percezioni eccessivamente positive che possono avere un impatto significativo sui fondamentali macroeconomici.
Un esempio è l’andamento dei titoli tecnologici come Tesla, dove il comportamento gregario degli investitori ha spesso alimentato aspettative basate su supposizioni piuttosto che su analisi concrete, influenzando in modo decisivo i prezzi di mercato.
Tornando alla sua storia nel 1963 fu assunto dalla Arnhold & S. Bleichroeder come vicepresidente, in un periodo di restrizioni alla negoziazione di azioni europee negli USA.
Nel 1969, Soros fondò il suo primo hedge fund, “Double Eagle”, seguito nel 1970 dal “Soros Fund Management” e nel 1973 dal Quantum Funds, con cui entrò definitivamente nella storia del mercato finanziario.
Il culmine della sua carriera avvenne il 16 settembre 1992, giorno noto come “mercoledì nero”, quando Soros, convinto che la sterlina fosse sopravvalutata, speculò contro di essa, forzando la Bank of England a ritirare la sterlina dal meccanismo di cambio europeo e causandone la svalutazione, operazione che gli fece guadagnare circa un miliardo di dollari.
Soros utilizza una combinazione di analisi macroeconomica, intuizione e adattabilità per sfruttare le inefficienze del mercato. Il suo approccio di investimento include la riflessività e un metodo quasi scientifico di testare le sue teorie con piccoli investimenti iniziali.
Oggi, dopo aver donato gran parte della sua fortuna, circa 18,4 miliardi di dollari, Soros è annoverato tra i 400 uomini più ricchi del mondo con un patrimonio superiore ai 7 miliardi di dollari. Oltre ai suoi successi finanziari, è noto per il suo impegno nella filantropia e il sostegno a cause liberali e progressiste tramite la sua Open Society Foundations.
George Soros rimane una figura di spicco nel mondo finanziario e delle politiche economiche, ammirato da molti come un visionario e criticato da altri per le sue audaci speculazioni.