L’Aspettativa di rendimento

“Non puoi prevedere. Ma puoi prepararti.” – Howard Marks

Nel mondo degli investimenti, uno dei punti più delicati – e spesso trascurati – è il tema delle aspettative. Quando un risparmiatore decide di investire, lo fa con l’idea che i suoi soldi cresceranno. Ma quanto cresceranno? In quanto tempo? Con quanta fatica o quanta serenità?

È qui che entra in gioco la differenza tra ciò che ci aspettiamo e ciò che realmente accade.

Un investimento è una convinzione sul futuro. Ma il futuro non è mai un copia-incolla del passato.

Molti investitori si basano su rendimenti storici per creare una sorta di “tabella mentale” di quanto dovrebbero ottenere: “Le azioni americane rendono il 10% l’anno”, “Con un fondo obbligazionario non si sbaglia mai”, “I mercati prima o poi salgono sempre”… ma la realtà è ben più complessa.

Il mercato non è una macchina prevedibile. È un ecosistema fatto di economia, finanza, psicologia collettiva e, soprattutto, di eventi imprevedibili.

Pensiamo agli ultimi anni: pandemia, guerre, crisi energetica, inflazione a doppia cifra, rialzi rapidi dei tassi d’interesse. Quanti di questi eventi erano nelle “previsioni”?

Eppure ciascuno ha impattato in modo deciso i rendimenti, spesso riducendoli o, in alcuni casi, ribaltando completamente le attese.

Lo dimostra anche una recente analisi pubblicata da Reuters: a metà 2025, molti grandi investitori stanno adottando strategie difensive, coprendosi con opzioni e strumenti di protezione per affrontare possibili scossoni nei mercati. Perché? Perché l’esperienza insegna che gli eventi straordinari sono più frequenti di quanto ci piaccia credere.

 

Aspettative sbagliate = frustrazione + decisioni errate

 

Il vero pericolo non è tanto un rendimento basso, quanto un rendimento percepito come deludente rispetto all’aspettativa. È qui che entrano in gioco le emozioni.

Un portafoglio che guadagna il 3% in un anno può essere percepito come un disastro se ci si aspettava il 10%, o come un successo se ci si aspettava lo 0% o una perdita.

E quando il risultato non è all’altezza delle aspettative? Scattano le decisioni impulsive: disinvestire nel momento peggiore, cambiare continuamente strategia o consulente, inseguire i rendimenti dell’ultimo anno, aumentare il rischio in modo inconsapevole.

Secondo Radhika Gupta (CEO di Edelweiss AMC), uno degli errori più comuni è proprio l’ossessione per i rendimenti a 1 anno, che non riflettono quasi mai il reale potenziale o il profilo di un investimento ben costruito.

Come comportarsi allora?

La chiave non è prevedere l’imprevedibile, ma strutturare un comportamento e una strategia che siano resilienti, adattabili e coerenti con i propri obiettivi.

 

Focalizzarsi sul tempo, non sul momento

Il rendimento annuo è solo una fotografia istantanea. Il vero successo sta nell’orizzonte di lungo periodo.

Come dice Morgan Housel, autore de “The Psychology of Money”, la pazienza è la competenza più importante in finanza. E anche la più sottovalutata.

 

Diversificare, sempre

Non per moda, ma perché è l’unico modo per ridurre la dipendenza da un singolo mercato o evento. Le obbligazioni calano? Magari le azioni reggono. L’Europa rallenta? I mercati emergenti si muovono. Nessuna asset class può garantire certezze da sola.

 

Automatizzare

Chi riesce a investire in modo regolare – tramite PAC o piano di accumulo – ha il vantaggio di spalmare il rischio nel tempo, mediando i prezzi e restando investito anche nei momenti “freddi”, quelli che però preparano spesso le fasi più brillanti.

 

Proteggersi… psicologicamente

Tutti vorremmo solo crescite lineari, ma i mercati vivono di onde. Avere un piano chiaro, una riserva di liquidità per affrontare imprevisti personali, e una guida di fiducia aiuta a non farsi travolgere dall’ansia nei momenti di ribasso.

Come ha recentemente sottolineato un consulente intervistato da Business Insider, nei periodi di incertezza la stabilità mentale è tanto importante quanto quella finanziaria.

 

Realismo, non pessimismo

Ragionare in termini realistici non significa essere pessimisti, ma consapevoli.

Una previsione di rendimento del 4-5% annuo per un portafoglio bilanciato, ad esempio, è molto più realistica (e sostenibile) di una speranza del 10% annuo.

Se poi il mercato offrirà di più, sarà un vantaggio. Ma se offrirà di meno, avremo comunque una strategia solida e preparata per resistere.

Morningstar prevede oggi che i rendimenti attesi dei mercati americani saranno più contenuti rispetto al passato. Ma la buona notizia è che i mercati globali – emergenti, asiatici, small cap – potranno offrire nuove opportunità, a patto di non restare ancorati alle vecchie logiche.

Il vero rendimento è quello del comportamento.

Alla fine, ciò che conta davvero non è tanto quanto rende un investimento, ma quanto riusciamo noi a restare fedeli alla nostra strategia.

I mercati possono essere imprevedibili, ma il nostro comportamento può essere allenato, strutturato, guidato.

Chi riesce a tenere il timone fermo nelle tempeste, a non illudersi nei momenti euforici e a non spaventarsi in quelli negativi, otterrà qualcosa che pochi ottengono: rendimenti in linea con le proprie aspettative. Perché saranno aspettative mature, realistiche, coerenti.

E in finanza, la coerenza è molto più preziosa del colpo di fortuna.

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