Sei Orso o sei Toro?

Il mondo degli investimenti è pieno di metafore animali, ma due delle più comuni sono “mercato orso” e “mercato toro”. Questi termini non solo descrivono le condizioni del mercato, ma influenzano anche la strategia degli investitori. L’origine di questi termini e il comportamento associato offrono una finestra affascinante sulle psicologie collettive che muovono i mercati finanziari.

 

Il termine “mercato orso” (bear market) descrive un mercato in cui i prezzi sono in calo e il pessimismo prevale.

 

Si ritiene che l’origine del termine derivi dal modo in cui l’orso attacca le sue prede, abbattendole con un colpo della zampa dall’alto verso il basso, simboleggiando così un mercato che si sta abbassando. In questa fase l’offerta eccede la domanda (quindi ci sono più persone che vogliono vendere rispetto a quelle che hanno intenzione di comprare) e il sentiment di mercato è negativo, con gli investitori che iniziano a spostarsi dall’azionario verso investimenti ritenuti più sicuri.

Un investitore con un approccio orso è tipicamente più cauto, preferendo strategie che proteggano dal rischio di cali di prezzo. Questi investitori possono essere attratti da asset più sicuri come i titoli di stato o possono utilizzare strategie di vendita allo scoperto per capitalizzare sul calo dei prezzi delle azioni. L’approccio orso è dominante nei periodi di incertezza economica o quando i dati di mercato indicano un possibile ribasso.

 

Al contrario, un “mercato toro” (bull market) indica un mercato in crescita, dove regna l’ottimismo e i prezzi delle azioni salgono.

 

L’analogia qui deriva dal modo in cui il toro attacca, spingendo i suoi corni verso l’alto, rappresentando un trend di mercato che punta verso l’alto appunto. In questa fase la domanda è forte e supera l’offerta, facendo salire i prezzi. Il sentiment è positivo, con gli investitori ansiosi di “salire sul carro dei vincitori” e ottenere profitti.

Gli investitori toro sono generalmente più aggressivi, optando per investimenti che traggono vantaggio da un mercato in crescita. Possono preferire azioni ad alto potenziale di crescita, investimenti in capitali di rischio o altre forme di attività speculative. Questo tipo di investitore prospera in un ambiente economico stabile o in crescita, dove la fiducia nell’economia può sostenere un prolungato aumento dei prezzi.

Strategicamente durante un mercato toro, l’approccio del “comprare e mantenere” può essere particolarmente fruttuosa, mentre in un mercato orso, tecniche come la diversificazione e la copertura diventano essenziali per limitare le perdite.

 

Ma cosa ci dice la storia?

 

Convenzionalmente, si parla di mercato Orso quando un indice azionario registra un calo del 20% dal suo precedente picco. Una volta che le quotazioni hanno recuperato tutto il terreno perduto e superato il picco citato, allora si entra in una fase Toro. Queste fasi possono durare mesi o anni. Stando alle analisi di visualcapitalist, che ha scandagliato 60 anni di storia del mercato azionario statunitense (dal 1962 al 2022), l’Orso tende a preferire soggiorni più brevi in Borsa rispetto al Toro.

Negli ultimi 60 anni ci sono stati due periodi di mercato Orso particolarmente lunghi, durati all’incirca 20 mesi ciascuno: all’inizio degli anni Settanta e poi di nuovo negli anni Ottanta. In entrambi i casi, l’aumento dell’inflazione aveva spinto la Fed ad alzare i tassi di interesse, finendo per innescare una recessione. In particolare, nel 1974 l’indice S&P 500 crollò del 48,2% rispetto al picco, registrando uno dei cali più significativi dalla Seconda Guerra Mondiale.

Quanto al mercato Toro, quello più duraturo è stato negli anni Novanta, sull’onda di un’economia statunitense in grande forma. Durata oltre 12 anni, la fase di rialzo ha visto l’indice S&P 500 salire del 582,1% (con il culmine raggiunto durante la bolla dot.com). Anche dopo la crisi finanziaria globale del 2008 il mercato azionario statunitense ha vissuto un altro lungo periodo rialzista, durato 11 anni e caratterizzato da tassi di interesse estremamente bassi e dalla corsa dei colossi del settore tech.

 

La buona notizia è che il mercato azionario tende storicamente a crescere – basti pensare che l’S&P 500 ha registrato rendimenti storici medi del +11,5% dal 1928 a oggi.

 

In generale, dunque, la maggior parte dei cicli borsistici si svolge nel segno del Toro, il che conferma che un approccio improntato sul “comprare e mantenere” sia la scelta corretta e la tecnica del Dollar Cost Averaging (DCA), mediazione del costo in dollari, è una strategia di investimento che consiste nell’investire una somma di denaro costante in un particolare asset a intervalli regolari, indipendentemente dal prezzo dell’asset al momento dell’acquisto, risulta vincente ed è importante anche la costruzione di un portafoglio diversificato a livello settoriale, geografico, per asset class e soprattutto per obiettivi di vita e bisogni.

Diventa importante quindi rivolgersi a consulenti che sappiano leggere le proprie necessità e coerentemente con quelle condividano assieme una strategia di investimento.

 

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