Quanti di noi si ricordano quando, in giovane età, i propri genitori avevano aperto presso la banca locale il primo libretto di risparmio o il primo salvadanaio?
Io ho il ricordo di mio padre, giornalista per un quotidiano della provincia, che avendo un buon rapporto con tutti e per non scontentare nessun direttore delle varie banche del paese mi aveva aperto un libretto in ogni Istituto di credito. Un gesto carino, di attenzione e amicizia, ma anche un modo, e lo è ancora oggi, di accantonare periodicamente piccole cifre che sarebbero state utili per le spese scolastiche o per acquisti più importanti e farci avvicinare al risparmio fin da piccoli.
Se ci pensiamo bene, in effetti, ognuno di noi, nel corso della propria vita, si trova inevitabilmente a doversi rapportare con il denaro. All’inizio, quando si è piccoli, con la paghetta della nonna ma poi, negli anni, per far fronte all’acquisto dei libri scolastici, per il pagamento delle rette universitarie, per i primi viaggi di istruzione, per la prima vacanza, il primo stipendio, l’acquisto della prima macchina, della prima moto, della prima abitazione, del matrimonio, per il mantenimento dei propri figli e la loro istruzione, per la propria previdenza, la gestione di una futura eredità o semplicemente per un sogno nel cassetto.
Durante tutta la nostra vita veniamo in contatto con il denaro, e allora perché a scuola è una materia che non si insegna sebbene sia cosi importante?
Si dà per scontato che il rapporto con il denaro si impari naturalmente con l’esperienza, ci venga insegnato dalla nostra famiglia, con gli errori sul campo, ma forse sarebbe buona cosa che, essendo una parte molto importante della nostra vita e con la quale siamo sempre obbligati a relazionarci, qualcuno ci insegnasse a gestirlo ed in determinate fasi della vita ci accompagnasse nelle scelte corrette di investimento.
Inoltre, il denaro ha la magica capacità di modificare il nostro umore, di renderci sereni oppure tristi, di farci passare notti insonni, di darci l’opportunità di realizzare i nostri progetti di vita e i nostri sogni. È però un aspetto che spesso viene trascurato fino a che non viene a mancare o nel momento in cui se ne evidenzia l’effettiva necessità.
Perché diciamolo, si è spesso portati ad affrontare i problemi quando si presentano e non ad anticiparli.
Inconsapevolmente il rapporto con il denaro deriva anche da come lo abbiamo vissuto attraverso gli occhi dei nostri genitori. Se si è cresciuti in una famiglia di imprenditori è facile che si abbia una visione del denaro come uno strumento per realizzare un progetto e un mezzo per investire in qualcosa di ancor più remunerativo, il denaro che genera denaro. Se si è cresciuti, al contrario, in una famiglia di dipendenti è facile che la visione del denaro sia più conservativa.
Come sono cresciuto io? In una famiglia il cui motto era ‘risparmia che ti devi comprare la macchina, risparmia che ti devi comprare la casa, risparmia che ti devi sposare, risparmia per quando avrai dei figli, risparmia per la tua vecchiaia e le cure mediche. Risparmia, risparmia, risparmia’.
Un concetto che è sempre echeggiato nella mia testa.
Ricordo ancora come se fosse oggi, il momento in cui mia madre, impiegata statale, mi portava nella filiale centrale della Banca d’Italia della città per riscuotere il proprio stipendio mensile in contanti. Entravamo in questo grande palazzo con colonne altissime e pavimenti in marmo, sembrava una Chiesa. Una volta a casa, prendeva lo stipendio e lo divideva in diverse buste tutte etichettate con le voci di spesa più comuni per ogni famiglia (acqua, luce, gas, telefono, affitto…). Con ciò che rimaneva, si doveva far fronte alle spese quotidiane, ma nonostante lo stipendio non fosse alto si riusciva a vivere bene e in estate si andava anche in vacanza.
Si mangiava una pizza con 10 mila lire. Con un ‘deca’, si faceva il pieno di benzina alla macchina e si andava al cinema… bei tempi!
Poi è arrivato l’euro, ma questa è un’altra storia.
Con il passare degli anni e la maturità, ognuno di noi cambia poi la visione del denaro e della sua gestione, ma inevitabilmente questo aspetto, vuoi per la frenesia della vita e la sua velocità, vuoi perché anche quando si ha del tempo a disposizione non se ne dà la giusta priorità, viene spesso trascurato. Il denaro quindi, se non speso, viene accumulato sui conti correnti delle banche.
All’età di 23 anni, lavoravo in quello che era conosciuto come l’ufficio titoli di una filiale bancaria di paese e gestivo i risparmi della clientela. Ricordo bene le sensazioni che provavo quando un cliente con molti più anni di me mi si sedeva di fronte e mi ascoltava parlare di soluzioni di investimento e programmazione finanziaria. Nella mia testa pensavo allo scetticismo che avrebbe avuto nel farmi gestire i suoi risparmi data la mia giovane età. Nella mia testa, però, un’altra voce mi diceva: “sono i risparmi di una vita; devi gestirli al meglio, come se fossero i tuoi!”.
Da allora l’attenzione al cliente, al suo patrimonio e alle sue necessità, che siano da privato o da impresa, mi ha sempre accompagnato per tutta la carriera lavorativa.
Cosa ho imparato? Che ognuno è un mondo a sé, che ogni persona ha la sua visione del denaro, delle sue aspettative, dei suoi obiettivi e dei suoi sogni e noi siamo i loro compagni di viaggio. Devi entrare in sintonia con il cliente, capire le sue necessità ed i suoi obiettivi e darti da fare per soddisfare le sue richieste con professionalità, trasparenza ed onestà. E se gli obiettivi non fossero chiari cercare con le domande giuste di far ragionare il cliente e aiutarlo a programmare il suo futuro.
Mi ripetevo sempre che ho solo un viso con cui mostrarmi in pubblico, e non avrei mai voluto che un mio cliente, incontrandomi, cambiasse strada o abbassasse lo sguardo per non salutarmi a fronte di un torto che avrei potuto fargli.
Negli anni questo comportamento ha sempre premiato il mio lavoro ed alcuni miei clienti sono diventati anche amici con cui passare qualche ora fuori dalla banca.
Ma perché la visione del denaro cambia da persona a persona? Principalmente perché ogni fase della propria vita è diversa e la scala delle priorità cambia per ognuno di noi. Quando eravamo bambini pensavamo ad andare a giocare in un piazzale al pomeriggio o a leggere libri di finanza? In egual modo ogni momento comporta una necessità ed una visione diversa ed il denaro serve, in quanto strumento di scambio necessario all’ottenere beni e servizi, ad acquistare le necessità di quel momento.
Quello che di bello però sappiamo è che la vita è generalmente, tra alti e bassi, uguale per tutti. Si nasce, si vive e si muore ed ogni passaggio di questa vita tendenzialmente già lo conosciamo perché è un ciclo che si ripete all’infinito. Quelle che oggi non avvertiamo come esigenze le avvertiremo in futuro. Le necessità che oggi ho io sono in larga parte le stesse che avevano i miei genitori alla mia età. Questo fa sì che con largo anticipo possiamo ‘programmare’ le nostre future necessità gestendo oggi al meglio il denaro che in futuro soddisferà quelle necessità e ci aiuterà a prevenire eventuali situazioni di tensione dovute agli imprevisti che potrebbero capitarci.